Vincenzo Balena
Elementi scenici dello scultore
Vincenzo Balena (Milano, 1942) inizia l’attività artistica negli anni ‘60 nel solco del realismo esistenziale, dedicandosi allo studio della morfologia animale.
Dai primi anni ‘70 espone con regolarità alla Galleria Montrasio di Monza e alla Galleria del Naviglio di Milano.
Subito il suo lavoro incontra l’interesse e il sostegno di G. De Micheli e M. Rosci, seguiti da R. Bossaglia, C. Pirovano e L. Vergine.
Nei primi anni ‘80, suggestionato dall’opera di Pasolini, cui dedica una serie di dipinti e sculture, B. entra in contatto con poeti e scrittori, quali A. Porta, G. Raboni e R. Sanesi. È in particolare Raboni a seguire con interesse la successiva indagine della figura umana: disiecta membra, frammenti di terracotta sospesi a fili metallici. Seguono sculture in cera, bronzo, legni e alluminio sbalzato, esposte in luoghi prestigiosi (come la Casa di Giorgione a Castelfranco V., Galleria Sagittaria a Pordenone e, segnalato da Maurizio Cucchi, alla 54 Biennale di Venezia) e in contesti internazionali (Dusseldorf, Praga, New York), mentre i lavori più recenti, affrancati da espliciti rimandi figurativi, esplorano le inedite risorse espressive dei rifiuti tecnologici, protesi della mente umana sottratte all’oblio indotto dal rapido evolversi dell’elettronica.