un progetto di Giorgio Barberio Corsetti e Gaia Saitta
testo Concita e Gregorio
adattamento teatrale Gaia Saitta
con Gaia Saitta
regia Giorgio Barberio Corsetti
scene Giuliana Rienzi
video Igor Renzetti
luci Marco Giusti
produzione Associazione Fattore K.
La storia di Irina Lucidi è tristemente nota alla cronaca. Irina è una donna alla quale un giorno vengono sottratte al marito le due figlie gemelle di sei anni. L’uomo si uccide e le bambine non saranno mai più ritrovate. Concita De Gregorio è una donna che trova le parole per raccontarne la storia, nel suo denso e delicato Mi sa che fuori è primavera. Nasce da qui la versione teatrale di questa vicenda così difficile da raccontare: un episodio tragico nel senso più classicamente teatrale del termine, in cui l’eroina subisce la perdita dei figli e deve sopravvivere alla sua stessa vita di dopo senza cedere alla tentazione di sparire lei stessa. Un’attrice, Gaia. Una storia vera si trasforma in una terribile materia poetica. Racconta la prossimità del male e la possibilità che prenda forma e vita inaspettato e atroce da una piccola crisi come tante altre. Una separazione, la fine di una relazione, un semplice atto di libertà e salute. Questa storia è una tragedia moderna. Gaia la racconta e la vive. Gli altri interpreti sono il pubblico presente in sala. Tra loro, senza neanche esserne coscienti, potrebbero nascondersi i personaggi evocati in palcoscenico. Per questo il pubblico sarà interpellato, compirà nelle azioni, sarà parte viva dello spettacolo. Quando Irina conosce Matias le sembra un uomo normale, interessante, metodico, gradevole, piacente. Come è possibile sbagliarsi così? Può capitare a chiunque? Cosa nasconde l’altro, la persona con cui si decide di vivere la vita? Quali abissi nell’essere umano che neanche lui stesso conosce? La scomparsa delle due figlie. Il suicidio del marito. Gli indizi, le questioni senza risposta, i corpi delle bambine mai ritrovate, il dubbio. Medea al contrario. In questa tragedia è Giasone che fa scomparire le figlie, ma con una perfidia vendicatrice calcolata non fa ritrovare i corpi, nega alla madre il riconoscimento dei cadaveri, e quindi la ritualità e la catarsi del lutto. La costringe a una attesa senza fine. È l’inferno a cui l’uomo abbandonato condanna di proposito la donna che fugge al suo maniacale controllo. La figura di Matias diventa sinistra e devitalizzata, un fosco automa asessuato che si fa fracassare a un’altra macchina, una locomotiva in corsa… La possibilità di una nuova vita per Irina diventa la conquista eroica i un nuovo territorio, intatto come la Patagonia, nei cui mari alla profondità egli abissi spuntano gli immensi corpi elle balene. Una Italiana in Svizzera. Un ambiente ostile pieno i pregiudizi, malevolo e sordo alle richieste d’aiuto. Dal gelo regolato e dalla incapacità di empatia della Svizzera, Irina trova una nuova vita nel calore della Spagna, un uomo con grandi mani, uno studio per i cartoni animati.
Giorgio Barberio Corsetti