I PROMESSI SPOSI ALLA PROVA

di Giovanni Testori
adattamento e regia Andrée Ruth Shammah
con Luca Lazzareschi, Laura Marinoni, Filippo Lai
Nina Pons, Laura Pasetti, Sebastiano Spada
e la partecipazione di Carlina Torta
scena Gianmaurizio Fercioni
luci Camilla Piccioni
musiche Michele Tadini e Paolo Ciarchi
costumi scelti dalla regia dal materiale di sartoria del Teatro curata da Simona Dondoni
produzione Teatro Franco Parenti/Fondazione Teatro della Toscana
con il sostegno di Associazione Giovanni Testori

“Questo è un tempo di inquietudini, di perdita di confini e valori che chiede di tornare indietro per fare il punto, confrontarsi e rimettersi “alla prova”. Ci sono momenti storici in cui alcuni testi ci sembrano necessari; la prima volta che ho messo in scena I Promessi sposi alla prova con Franco Parenti, ne sentivo la necessità e la sento oggi, come e forse più di allora. Per quanto lontano da noi e dallo spirito del nostro tempo, un classico è tale perché capace di risvegliare dubbi ed emozioni proprie a tutti gli esseri umani, in qualsiasi epoca. Testori ha accolto, tradito o tradotto le parole di Manzoni in una nuova forma che rende contemporanee e facilmente comunicabili verità antiche di cui abbiamo nuovamente bisogno.  Con questo spettacolo, non solo si vuole restituire al pubblico uno dei capisaldi della letteratura italiana e far conoscere e amare la riscrittura di Testori, ma si intende esortare a camminare con una nuova consapevolezza nel nostro tempo e a riscoprire i fondamenti del Teatro, come lo intendo io ancora e sempre di più. Conosco molto bene Testori perché ho già allestito otto volte in passato le sue opere e mi sembrava importante e doveroso il fatto di avvicinarmi nuovamente a questo autore con lo scopo di ritrovare, ancora una volta, il senso del fare teatrale. Testori e Manzoni hanno tanto da dare, in termini di poetica e di bellezza. Ci sono dei testi che diventano molto importanti da riproporre in certi momenti storici sia per il pubblico che li vedrà e sia per i giovani che li percorreranno sulla scena. I Promessi sposi alla prova è sicuramente uno di questi.

Fare teatro è costruire una visione del mondo, è far nascere dentro di sé la fiducia nel futuro. Il teatro di cui si parla nel testo di Testori per me è la vita e il mestiere con il quale il Maestro inizia ‘la messa alla prova’ è serietà e rispetto delle tradizioni. La sfida di ritornare ad affrontare Testori è per me la necessità di far vivere quello spettacolo originario del 1984, ma tagliando alcuni passaggi e aggiungendo più citazioni manzoniane, soprattutto in bocca al personaggio di Agnese – interpretata da Carlina Torta – e che abbiamo immaginato essere una donna di casa appassionata alla lettura di ‘quel’ testo. Poi c’è la gioia di scoprire comunque anche dentro lo schema passato, la freschezza del nuovo Renzo (Filippo Lai) e della sua Lucia (la giovane attrice Nina Pons). Ma anche Sebastiano Spada, che con originalità dà vita al ruolo de ‘l’attore che fa Don Rodrigo’. Accanto a loro due attrici capaci di infondere quella sicurezza necessaria per riuscire a tenere insieme l’intera struttura: Carlina Torta e Laura Pasetti, a cui sono legata da antica stima e amicizia. E quindi arriviamo “all’impossibile coesistenza tra luce e tenebra, inferno e paradiso…”: dalla botola della tomba che le è stata imposta e in cui è costretta a stare murata viva esce lei, la Monaca di Monza – personaggio così caro a Testori – e grazie all’interpretazione di Laura Marinoni (in un momento di grazia della sua carriera) pensare a questa coesistenza di attrice-personaggio si è reso possibile. E infine, parole piene di gratitudine vanno a chi si mette sulle spalle il confronto più terribile: Luca Lazzareschi ha l’onore e la responsabilità di interpretare il Maestro che, giorno dopo giorno, permette ai Promessi sposi alla prova, che debuttò con Franco Parenti, di rinascere “seguendo la cara e lunga tradizione”. Lazzareschi ha affrontato le infinite sfaccettature dello spettacolo e del rapporto con ognuno, seguendo l’improvvisazione o il testo scritto – entrando e uscendo come Maestro, a seconda che siano i personaggi o gli attori: Don Abbondio, Fra Cristoforo, l’Innominato… mirando a quella complessità che una volta raggiunta sembrerà ‘normale’ e che sarà la colonna sulla quale poggerà l’intera storia che lui stesso definisce come tragedia. Grazie, quindi a Luca, grazie a Laura, grazie a tutta la Compagnia e grazie alla vita, come dice appunto il Maestro a Renzo dopo un meritatissimo applauso. E io spero che questo applauso meritatissimo arriverà ancora e ancora a tutti noi, quando ognuno accettando la nudità del gesto dirà il suo vero nome alla fine di questa luminosa e significativa ‘messa alla prova’ di se stessi”.
Andrée Ruth Shammah

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