Fabio Massimo Iaquone è un acclamato videoartista. Opera nella scena artistica internazionale dagli anni ‘80. Tra i pionieri dell’intermedialità e dell’applicazione della videoarte nell’ambito del teatro, ha sperimentato linguaggi e tecniche innovative associate all’immagine elettronica.
E’ stato tra i primi ad usare le possibilità che offre l’interfaccia teatro/video e, nel corso della sua attività, ha perfezionato sempre di più questo legame, sperimentando di volta in volta l’immagine elettronica nei vari contesti drammaturgici e performativi, fino ad elaborare una vera e propria metodologia, riassumibile nella teorica/pratica del Digital Versatil Theatre: una sorta di teatro virtuale, in cui il performer è totalmente assorbito in uno spazio simulato e smaterializzato, dove mutano radicalmente le coordinate prospettiche e la videoproiezione aderisce, con una precisione millimetrica, agli elementi architettonici e scenografici dell’ambiente, alterando e sconvolgendo la prospettiva tridimensionale. Anticipando quello che ad oggi è il “videomapping”.
Le sue collaborazioni con registi come Robert Wilson, Ricardo Pais o Giorgio Barberio Corsetti, gli hanno permesso di accumulare nel tempo una esperienza davvero unica a livello nazionale e internazionale dal punto di vista tecnologico, misurandosi di volta in volta con rappresentazioni di prosa, opere liriche e spettacoli più vicini alla performance o alla danza.
Lo stile di Iaquone è noto per produzioni importanti tra le quali Candide (Opéra de Rennes, 2004 e Opéra de Rouen, 2006), Variazioni sul cielo su un testo dell’astrofisica Margherita Hack (2004) e Matematico e impertinent su testo dello scienziato Piergiorgio Odifreddi (2006).