CRISTINA MAZZAVILLANI MUTI, regia e ideazione scenica

Cristina-Mazzavillani-MutiÈ facile incontrarla mentre attraversa Ravenna in bicicletta. Non è un vezzo, ma la dimostrazione della “sintonia” che ha con i propri concittadini. Maria Cristina Mazzavillani Muti, presidente e “anima” di Ravenna Festival, è nata infatti all’ombra di San Vitale ed è orgogliosa di essere romagnola. Dopo gli studi liceali si diploma in pianoforte didattico e canto artistico con il massimo dei voti al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano. La carriera di cantante inizia all’insegna del successo: vince infatti i concorsi indetti dalla Radio Televisione Italiana e dall’AsLiCo, oltre a quello di canto liederistico di Bardolino. Ed è proprio al Lied che si dedica con passione, esibendosi nelle principali stagioni concertistiche italiane, accompagnata al pianoforte da Riccardo Muti, Antonino Votto e Carlo Bruno. Nel 1967 debutta poi nell’opera lirica come protagonista dell’Osteria di Marechiaro di Paisiello al Teatro dell’Arte di Milano, diretta da Riccardo Muti.
Nel 1969 sposa Riccardo Muti e lascia il canto.
Alla fine degli anni Ottanta il senatore ravennate Benigno Zaccagnini la convince a mettere a frutto la propria esperienza culturale nell’organizzazione di un evento di respiro internazionale. Nel 1990 nasce così il Ravenna Festival, di cui diviene Presidente, presiedendone insieme il comitato artistico.
Nell’ambito del Festival si fa promotrice del progetto “Le vie dell’amicizia” che dal 1997 vedono la città e il suo Festival ripercorrere idealmente le antiche rotte di Bisanzio, crocevia di popoli e culture, gettando “ponti” di amicizia verso città simbolo come Sarajevo, Beirut, Gerusalemme, Mosca, Erevan, Istanbul, New York Ground Zero, Il Cairo, Damasco, El Djem e Meknes, riaffermando e rinnovando il ruolo dell’antica città dei mosaici da sempre rivolta all’Oriente del mondo.
Il suo sogno è però di potersi dedicare anche alla regia. Ma la decisione è preceduta da passaggi intermedi di grande significato: diviene infatti ispiratrice di veri e propri laboratori dedicati ai giovani, a partire da quello sull’Orfeo di Monteverdi (Teatro Alighieri 1995), dove promettenti cantanti, registi, scenografi e musicisti hanno potuto interagire creativamente, affrontando il linguaggio dell’opera con un approccio fresco ed innovativo. Molti di questi giovani artisti hanno potuto fare il loro ingresso da protagonisti nei palcoscenici nazionali ed internazionali.
Nel 2001, sempre nell’ambito di Ravenna Festival, cura la messa in scena dell’opera I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini, avvalendosi di un uso strutturale e intensivo di innovative tecnologie multimediali: probabilmente il primo, riuscito esempio di applicazione dell’immagine virtuale insieme alla spazializzazione sonora all’opera.
Nel 2003 Cristina Muti firma una nuova regia d’opera, Il trovatore di Giuseppe Verdi, approfondendo ulteriormente l’utilizzo delle scenografie virtuali, che divengono, sempre insieme alla spazializzazione sonora, l’elemento peculiare di una sua personalissima poetica, che coniuga hi-tech e antiche quanto affascinanti forme narrative di matrice popolare. La passione per l’immagine e la sua terra trovano un punto d’incontro nel progetto cinematografico Che fai tu luna, che la vedono firmare regia e sceneggiatura.
Nel 2006 è entrata a far parte della giuria, presieduta da Bruno Vespa, per l’assegnazione del premio “Guidarello” (insieme a Ferruccio De Bortoli, Piero Ostellino, Stefano Folli, Giancarlo Mazzuca, Giuliano Molossi).
Nel 2007 torna all’opera con la regia dell’opera video Pietra di diaspro composta da Adriano Guarnieri su testi tratti dall’Apocalisse di Giovanni e da poesie di Paul Celan. L’opera ha debuttato al Teatro Nazionale di Roma – dove è stata prodotta – ed è stata ripresa a Ravenna Festival dove era stata commissionata. Una regia incentrata sulla visionarietà e sulle emozioni, espressa con linguaggi nuovi e scenografie virtuali che hanno fatto leva più sul rapporto emozionale con la musica di Guarnieri, che sulla dialettica drammaturgica.
L’anno successivo è la volta di Traviata, di nuovo per Ravenna Festival, con una regia imperniata su un poetico gioco di illuminotecnica e su un’ardita spazializzazione digitale del suono; nonché di Medea incontra Norma, su musiche liberamente tratte dalle omonime opere di Cherubini e Bellini, uno spettacolo originale costruito nel segno della trasfigurazione elettronica del canto.
Nel 2010 firma ideazione, regia e visual concept di Tenebrae, cantata video-scenica per voci su nastro, ensemble di 14 esecutori e live electronics, composta da Adriano Guarnieri, su testi di Massimo Cacciari. Si tratta di “un inedito e potente videoratoario che parte dai Responsoria gesualdiani per approdare a un nuovo mondo sonoro scandito sui testi dei filosofo Cacciari (con brani di Nietzsche, Heidegger e Trakl), sottolineato ed esaltato dal live electronics e dalla spazializzazione digitale del suono in continua trasformazione”, come ha dichiarato la stessa Cristina Muti che ha inoltre scelto ed elaborato i testi. Il debutto è avvenuto al Ravenna Festival, poi Tenebrae è stato rappresentato al Teatro dell’Opera di Roma, che insieme a Ravenna Festival lo ha prodotto.
Nel mese di aprile 2005 il Presidente della Repubblica Italiana le ha conferito l’onorificenza di Grand’Ufficiale al merito della Repubblica Italiana per il suo impegno in ambito culturale.

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